1) FECONDAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA:
Il percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA) può essere una fase critica per la coppia.L’attesa genera ansia e paure a causa dell’impossibilità di prevedere e controllare il risultato. E’ un tempo carico sia di speranze sia di timori per un possibile fallimento. La fine del trattamento può essere vissuto come un momento delicato, perchè potrebbe portare da una lato gioia per la riuscita ma in alcuni casi potrebbe generare ansie e paure.Quando, invece, il trattamento non va a buon fine, la coppia è chiamata a confrontarsi nuovamente con un insuccesso che provoca sofferenza, inizia il confronto con la perdita, e questo potrebbe generare nella coppia un senso di smarrimento. E’ importante che la coppia venga sostenuta durante questo percorso, sia in caso di fallimento, per sostenere la coppia in questo momento e offrire supporto rispetto a come proseguire il percorso, allo stesso tempo anche in caso di successo è importante che la coppia possa essere sostenuta, per contenere le paure le angosce e i quesiti che possono sorgere durante questo periodo..E’ un evento che coinvolge eccessivamente anche per i rischi che la contraddistinguono, poiché è stato impiegato un tempo lungo per ottenerla, è costata un investimento emotivo, un dispendio di energie fisiche e psichiche, ma anche economiche e mediche.Questo periodo di cure, successi o non richiede un grande investimento emotivo, una ridefinizione dell’identità e una ristrutturazione interna, tutti questo potrebbe venire con tempi veloci, poiché il passaggio da coppia infertile a potenziali genitori potrebbe essere molto veloce e burrascoso, tutto questo potrebbe complicarsi quando la pma è sta di tipo eterologa.
in gravidanza da procreazione medicalmente assistita emergono i seguenti aspetti:
• Paura della interruzione della gravidanza
• Timore di concepire un figlio “difettoso”
• Angoscia di avere una gravidanza a rischio
• Ambiguità dovuta al fatto di non sentirsi né infertile né gravida
• Difficoltà ad accettare di essere una paziente ostetrica (mentre prima era una paziente infertile)
• Senso di ambiguità nel legame con un feto concepito in laboratorio
• Senso di isolamento che queste coppie provano non riuscendo a sentirsi parte del mondo dei pazienti infertili ma neppure completamente capaci di riprodursi autonomamente
• Ansia eccessiva provata per le proprie capacità di gestire il percorso della gravidanza, il parto e i compiti genitoriali oltre che per la paura che gli altri scoprano come è avvenuto il concepimento
• Perdita della rete di supporto costruita con il personale che ha seguito la loro infertilità.
Il sostegno psicologico durante questo periodo è importante, potrebbero generarsi ansie e paure fino a sentimenti di vergogna o solitudine, ma non sei solo, un numero maggiore di quello che credo sta affrontando il tuo stesso percorso, il confronto con altri genitori su queste tematiche può essere importante e di aiuto.
2) ADOLESCENTI E PERFEZIONISMO OGGI:
Il perfezionismo sembra un problema molto frequente e in aumento soprattutto in questa fase storica e purtroppo, è presente fin dalla prima infanzia, a partire dai primi anni di vita. I più piccoli non sentono solo la pressione sociale, dei familiari, delle loro aspettative, dell’ambiente scolastico o degli amici, ma anche quella social. Basta fare un giro nei vari social media che troviamo tutorial su come fare qualsiasi cosa “perfetta”. Vuoi fare una festa perfetta? Vuoi fare il regalo perfetto ecc… una ricerca della perfezione anche nelle nostre attività quotidiane, come se non si potesse più fare qualcosa di “normale”. Nella vetrina della rete sembrano tutto bravi in qualcosa, tutti capaci, tutti talenti, macchine da like. A volte credo non esistano più bambini “normali”. Ascolto continuamente genitori che raccontano di quanto siano orgogliosi delle performance dei loro figli e non di ciò che siano realmente i loro bambini. Questo porta un distacco tra genitore e figlio che potrebbe generare conseguenze interessanti.
il perfezionismo sembra nascere dalle pressioni familiari, da aspettative troppo elevate che i genitori riversano nei confronti dei loro figli. Si origina anche dalla paura di sbagliare, del giudizio e della valutazione di chi ci sta intorno.
Se l’attenzione è solo rivolta alla perfezione, allora questi ragazzi non godranno mai di nulla, poiché la loro attenzione sarà solo volta alla ricerca continua di qualcosa di inarrivabile, e questo non fa altro che generare angosce e sensi di vuoto, per una continua assenza del piacere, dove il piacere diviene qualcosa di sconosciuto che spaventa.
Nei casi più gravi si può andare incontro anche a un blocco, un rifiuto, un impuntarsi, un non voler andare più avanti. A volte preferiscono abbandonare ciò che stanno facendo perché non riescono a gestire le emozioni che si attivano e la paura di sbagliare. Tutto questo perfezionismo rischia anche di andare a intaccare l’autostima perché possono arrivare a pensare di non essere adeguati e di non essere in grado di fare le cose.I ragazzi oggi vivono già in una società altamente competitiva dove si respirano in ogni angolo le pressioni sociali e social. A volte serve riequilibrare e abbassare un po’ l’asticella, non si può pensare di essere al top in tutto. È importante lavorare sugli aspetti legati al piacere e al divertimento. Non possono diventare giudici troppo severi di se stessi, non godersi i propri risultati e non essere mai soddisfatti di se stessi.
Ricordiamoci che quella che conta non sono i giorni di vittoria, ma il percorso che si fa per raggiungerli..
3) LA FAME EMOTIVA:
Può capitare di mangiare alla ricerca di conforto, che può generare ansia e stress, e danni per la salute.
Perchè il cibo può’ rappresentare un bisogno emotivo? Cosa lega emozione e alimentazione?
Se ci pensiamo si dal momento in cui veniamo concepiti inizia il nostro rapporto con il cibo, già dal seno della mamma parte la sperimentazione con la relazione tra emozione e cibo; se il bambino piange, la risposta della mamma è il nutrimento, e questo genera una risposta di tipo relazionale sia per la mamma che per il bambino. Potrebbe essere che fin da piccoli si possa apprendere che il cibo calma, ma non è propriamente cosi’. In realtà quello che calma fin da bambini è il contatto con il corpo materno.
Solitamente quello di cui il cervello ha bisogno quando si sente stanco o agitato, quindi per calmarsi ricerca cibi ricchi di carboidrati/zuccheri, e in questo modo non si fa altro che alimentare una fame “chimica” che genera scompensi a livello dell’insulina ad esempio e quindi questa potrebbe essere una causa dell’aumento di peso.
Bisognerebbe essere strategici in questi casi e cercare di ascoltare il nostro corpo prima di “tuffarci” nel cibo senza esserne consapevoli, chiederci come stiamo e perché sentiamo questo bisogno?
Poi mangeremo lo stesso quello che abbiamo davanti a noi, ma essere consapevoli del motivo per cui lo stiamo facendo già potrebbe essere un primo passo verso la cura di noi stessi.
4) ATTACCAMENTO:
“Anche se particolarmente evidente nella prima infanzia, il comportamento di attaccamento caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba” Jhon Bowlby
Attaccamento Sicuro
Un tipo di attaccamento definito sicuro prevede che il bambino abbia sicurezza e protezione dalle vulnerabilità attraverso la vicinanza con il caregiver. In questo contesto risultano fondamentali la sensibilità e la responsività materna che si esplicano in: percezione accurata dei segnali espliciti e delle comunicazioni implicite del bambino, interpretazione accurata dei segnali percepiti, sintonizzazione affettiva (condivisione empatica), risposta comportamentale, ossia prontezza e appropriatezza della risposta, completezza della risposta e costanza (prevedibilità).
Attraverso uno stile di attaccamento sicuro, il bambino apprende funzioni fondamentali per il suo sviluppo:
▪ Impara le basi della fiducia e della reciprocità, che gli serviranno come modello per tutte le future relazioni affettive;
▪ Esplora l’ambiente con sicurezza, fattore che lo porterà ad un buon sviluppo cognitivo e sociale;
▪ Sviluppa l’abilità di autoregolazione, che gli permetterà un efficace controllo degli impulsi e delle emozioni;
▪ Crea le basi per la formazione dell’identità, che includerà il senso di competenza, l’autostima e il giusto bilanciamento tra autonomia e dipendenza;
▪ Da vita ad una morale prosociale, che comporterà la formazione di atteggiamenti empatici e compassionevoli;
▪ Genera un sistema di credenze nucleari, che comprendono una valutazione cognitiva del sé, del caregiver, degli altri e della vita in generale;
▪ Sarà protetto da stress e traumi, attraverso la ricerca attiva di risorse e la resilienza.
La creazione di una relazione di attaccamento sicuro tra madre e bambino è il principale fattore protettivo contro la formazione di comportamenti violenti e pattern cognitivi e comportamentali antisociali.
Attaccamento Insicuro
Purtroppo, però, non tutti i bambini sperimentano un attaccamento sicuro, caratterizzato da amore, sicurezza e genitori che offrono protezione. I bambini con una marcata compromissione nell’attaccamento spesso diventano impulsivi, oppositivi, mancano di coscienza ed empatia, sono incapaci di dare e ricevere affetto e amore, esprimendo, quindi, rabbia, aggressività e violenza.
Le cause di disordini nell’attaccamento (attaccamento insicuro) possono essere svariate: abuso, neglect, depressione o patologie psichiatriche dei genitori (contributi genitoriali), difficoltà temperamentali, nascita prematura o problemi prenatali del feto nel bambino (contributi del bambino) e povertà, casa o comunità in cui si esperisce violenza e aggressività (contributi ambientali).
Un attaccamento insicuro può influenzare molti aspetti del funzionamento del bambino ed in particolare:
▪ Il comportamento: il bambino tenderà maggiormente ad essere oppositivo, provocatorio, impulsivo, bugiardo, fino a commettere piccoli furti, aggressivo, iperattivo e autodistruttivo;
▪ Le emozioni: il bambino proverà una rabbia intensa, si sentirà spesso depresso e senza speranze, sarà lunatico, avrà paura e sperimenterà l’ansia, sarà irritabile e avrà delle reazioni emotive inappropriate di fronte agli eventi esterni;
▪ I pensieri: avrà credenze negative su sé stesso, sulle relazioni e sulla vita in generale, problemi attentivi e di apprendimento e mancherà del ragionamento causa-effetto;
▪ Le relazioni: mancherà di fiducia verso gli altri, sarà controllante, manipolativo, avrà relazioni instabili con i pari e tenderà ad incolpare gli altri per i propri errori;
▪ Il benessere fisico: il bambino potrebbe presentare enuresi ed encopresi, potrebbe essere più incline agli incidenti e avere una bassa tolleranza del dolore;
▪ La morale: saranno spesso presenti mancanza di empatia, di compassione e di rimorso.
Nei bambini dai 2 ai 3 anni di età genitori non responsivi e trascuranti possono generare disperazione, eccessiva tristezza o l’esprimersi di una rabbia fuori controllo; questi bambini saranno portati a ricercare disperatamente l’attenzione dei genitori attraverso comportamenti negativi, caratterizzati da irrequietezza e irritabilità. A partire dai 5 anni tenderanno ad essere molto arrabbiati, oppositivi e a mostrare poco entusiasmo nell’apprendimento; svilupperanno inoltre una marcata incapacità di controllare gli impulsi e di gestire le emozioni.
In particolare, numerose ricerche hanno dimostrato che un attaccamento disorganizzato (questo stile si sviluppa quando i bambini percepiscono la figura d’attaccamento come fortemente scostante o addirittura minacciosa; il modello negativo che il bambino si crea della principale figura di riferimento lo porta ad evitare da un lato le richieste d’aiuto e i conflitti e dall’altro a non fidarsi degli altri; lo stato d’animo principale è la paura e la difficoltà a tenere insieme le diverse parti.
E tu che attaccamento hai?